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IL MONDO DI DOROMIZU
TOKYO
Attraverso le pagine di Doromizu, ci ritroviamo nel ventre di una metropoli sconfinata, dall’energia multiforme. Un labirinto urbano di vetro, acciaio e cemento, senza un orizzonte visibile, dal quale si può anche non uscire mai, se non lo si decide davvero.
Ci accompagnano in questo percorso donne e uomini, personaggi capaci di unire durezza e ingenuità, violenza e giocosità, resistenza e innocenza. Eterno dualismo che, dipinto con la cortesia e la raffinatezza che filtrano da ogni pagina del libro, è uno dei segreti più affascinanti della cultura giapponese.
IDENTITA’
Alex ha bisogno del Giappone per costruire una sua nuova identità. Ma quale? In un paese in cui la parola “io” può essere pronunciata in molti modi, e variare a seconda dell’interlocutore o della situazione, la nostra identità cambia insieme al modo in cui ci riferiamo all’altra persona. Parallelamente però cambia anche il modo in cui ci riferiamo a noi stessi. L’identità diviene molteplice, come molteplici sono i mondi che ci circondano.
NOIR
Doromizu non è solo un romanzo giapponese. E’ una storia di libertà e di passione, profondamente umana, come lo sono gli archetipi rappresentati dai personaggi. Insieme al tema drammatico della donna nel mondo dell’intrattenimento, che ha ispirato centinaia di romanzi e di film giapponesi, nel racconto troviamo anche i temi romantico-tragici tipici della letteratura del Sol Levante, che oggi appassiona tanti italiani.
GOLA
“…così quando ti incammini lì dentro, […] ti accorgi che sei passato in un altro mondo, e trascorrerai delle ore veramente piacevoli, e berrai i migliori sakè, e assaggerai cibi deliziosi, e guarderai occhi e labbra e denti tutti quanti lucidi e vivaci come pesci, gamberi, polipi, ostriche, conchiglie di tutte le forme, e pinne di tutti i colori…”
(Doromizu. Acqua torbida)
DONNA
Le donne che incontriamo in Doromizu si trovano spesso in situazioni difficili, umilianti. Eppure, anche quando il loro comportamento appare remissivo o compiacente, vi è sempre un tratto che sorprende: agli atteggiamenti freddi o duri di alcune, fa eco il disprezzo per gli uomini di altre, oppure l’indipendenza dalle regole della morale – almeno come la intendiamo in Occidente – che le rende incredibilmente libere.
RESISTENZA
Doromizu si ispira a una corrente espressiva giapponese che ha come protagonista le donne – spesso tragicamente perdenti – e la loro lotta per la sopravvivenza in un mondo spietato, dove i valori virili del coraggio, del dovere e dell’onore vengono imposti in maniera schiacciante. I personaggi femminili di Doromizu ricordano quelli dei lavori cinematografici di Kenji Mizoguchi, di Tadashi Imai, di Yasujiro Ozu, o dei racconti di Ichiyo Higuchi, giovane scrittrice morta nel 1896 nella miseria, poco più che ventenne. Il titolo “Acqua Torbida” richiama quello del suo celebre racconto Nigori-e.
SOGNO
La luce d’ombra cara a Junichiro Tanizaki, il blu traslucido di Ryu Murakami, il grigio tagliente di Natsuo Kirino: sono questi i colori di Doromizu, che fungono da cornice a scene in cui regnano il malinteso e l’incomprensione, la resistenza e la rassegnazione, il patriottismo e il sacrificio, la perversione e il sado-masochismo. Per arrivare a situazioni ancora più estreme in cui la realtà si mescola col sogno tanto che gli esseri umani si trasformano quasi in spiriti animali, come nella più classica tradizione giapponese.
SHUTO
Quando si entra nel dedalo di asfalto della shuto expressway – il sistema di autostrade che attraversa Tokyo – si galleggia in un mondo indefinito. Di sera, lo shuto pompa il traffico della capitale lungo le sue arterie infuocate dal rosso di milioni di luci di posizione, per riversarlo poi nelle periferie attraverso un flusso accecante di fari bianchi. In Doromizu percorriamo lo shuto per uscire dalla città, per sfuggire ai massicci palazzi che ci sovrastano, immaginarie colonne d’Ercole della tentacolare Tokyo.
CINEMA
Doromizu si avvolge attorno al filo rosso del cinema giapponese che dagli anni quaranta arriva fino ad oggi. Il lettore impara a conoscere Kenji Mizoguchi, Yasujiro Ozu, Shohei Imamura, Tadashi Imai, Yasuzo Masumura, Akira Kurosawa, ma anche Masaki Kobayashi, Tomu Uchida, e altri registi che hanno fatto la storia del cinema del Sol Levante. Il lettore sviluppa così una naturale curiosità verso una delle forme d’arte in cui la libertà e l’imprevedibilità della creatività giapponese sono chiaramente percepibili.
TRADIZIONE
“…mi inchino rigidamente, come mi è stato insegnato. Uno, due. Batto due volte le mani. Poi tento di aprire, di spalancare, di predisporre totalmente all’ascolto tutti i miei sensi, le orecchie, le narici, il cuore. Eccomi. ‘Cosa sei venuto a fare in queste isole?’…”
( Doromizu. Acqua Torbida )
SCELTA
Avere coraggio significa accettare il proprio destino? Oppure riuscire a modificarlo?
In un cammino che ha un sapore iniziatico, Alex oscilla costantemente tra due ispirazioni contrapposte, che appartengono entrambe alla cultura giapponese come vi appartengono shintoismo e buddismo: da una parte il severo dovere di dare sempre il meglio di sé, dall’altra l’abilità di lasciarsi andare. Quale scelta è la più coraggiosa? Lo sono l’una come l’altra perché, come insegna l’approccio giapponese a tutte le cose, quello che conta è la forma. L’esecuzione.